RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - G8, falso e arresto illegale due anni al vicecapo Digos

Genova, 10 dicembre 2008

G8, falso e arresto illegale due anni al vicecapo Digos

Alessandro Perugini (già condannato per la vicenda del carcere provvisorio di Bolzaneto)e altri quattro agenti condannati per l’arresto illegale - le foto fecero il giro del mondo - di un ragazzo all’epoca sedicenne.
Risarcita la parte offesa, è caduto il reato di lesioni. Complessivamente inflitti 11 anni di carcere

TUTTI CONDANNATI IN ACCOGLIMENTO DELLE RICHIESTE DEL PM ALBINI CARDONA
L’ex vice capo della Digos di Genova all’epoca del G8 del 2001, già condannato per la vicenda degli abusi nel carcere speciale di Bolzaneto la cui sentenza è stata corredat da dure motivazioni del Tribunale di Genova, è stato nuovamente condannato a 2 anni e 3 mesi di carcere per l‘arresto e le percosse a un ragazzino minorenne. La vicenda avvenne durante ilo G8 del 2001 e fu ripresa da molti fotografi; le immagini del calcio al ragazzo e la modalità, brutale, dell’arresto in una zona lontana dagli incidenti e senza necessità alcuna di “forzare” il fermo e
l’identificazione, fecero il giro del mondo.
Perugini che ha risarcito la parte offesa (subì un vasto ematona ad un occhio e shock) ha visto decadere l’accusa di lesioni per il ritiro della parte civile dal processo. Ma sono rimasti gli altri reati che hanno portato alla condanna, appunto, di Perugini a 2 anni e 3 mesi di carcere (una parte sarà condonata, beneficiodel quale ha in parte già usfruito per la vicenda di Bolzaneto). Stessa pena al coimputato - altra figura storica della Digos genovese - Antonio Del Giacco condannato a 2 anni e 3 mesi.
Due anni sono stati inflitti a Sebastiano Pinzone, un anno e dieci mesi a Enzo Raschellà e Luca Mantovani.
Si tratta, di fatto, del sostanziale accoglimento delle richieste dell’accusa.

LE PENE, I CONDONI
Alessandro Perugini è stato condannato a due anni e tre mesi di reclusione, come Antonio Del Giacco (pena condonata), Sebastiano Pinzone a due anni di reclusione, Enzo Raschellà e Luca Mantovani a un anno e dieci mesi. Per Pinzone, Raschellà e Mantovani la pena è sospesa ed è stata applicata la non menzione. Per Del Giacco interviene il condono mentre per Alessandro Perugini il tribunale si è riservato le valutazioni dell’applicazione dell’indulto in sede esecutiva. Tutti sono stati condannati in solido al pagamento delle spese processuali e a rifondere le parti civili. Il tribunale ha fissato una provisionale di cinquemila e settemila euro per le parti civili costituite.

LA VICENDA, CENTINAIA DI IMMAGINI
I fatti per i quali oggi sono stati condannati Alessandro Perugini e altri quattro funzionari di polizia risalgono al 21 luglio 2001, in pieno G8, a poche ore dalla morte di Carlo Giuliani. In via Barabino, all’ altezza della questura di Genova, venne arrestato un gruppo di manifestanti (tra cui un avvocato) e un fotografo, che subì anche lesioni. Secondo l’ accusa, quegli arresti furono illegali così come falso fu il verbale d’arresto basato su calunnie: nel verbale infatti si legge che i sei, riuniti in un sit in davanti alla questura, lanciarono sassi ed ebbero un atteggiamento sostanzialmente aggressivo nei confronti della polizia cosa, questa, che innescò la reazione di Perugini e dei quattro funzionari.

UNA PROVA MULTIMEDIALE
In quel frangente maturò anche l’aggressione a uno dei manifestanti, Marco Mattana, colpito a calci a terra ed il cui volto insanguinato è diventato una delle immagini simbolo del G8. Ma quell’ episodio è uscito da questo processo: Perugini infatti, immortalato mentre prende a calci Mattana, ha rifuso la parte lesa e la vittima ha rimesso querela. Infatti, in questo processo, i cinque erano imputati in concorso di falso e calunnia, oltre che di abuso d’ufficio per l’ arresto illegale. I difensori hanno preannunciato appello.

L’OPERAIO FOTOREPORTER
C’è anche l’operaio bolognese Alessandro Berti tra le parti offese del processo che si è concluso con la condanna di cinque poliziotti accusati a vario titolo di arresto illegale, calunnia, minacce e ingiurie in relazione al fermo illegittimo di sei ragazzi durante le manifestazioni del G8 di Genova del 2001. Berti, 39 anni tra pochi giorni, di San Lazzaro di Savena (Bologna), fu fermato dagli agenti il 21 luglio mentre scattava fotografie durante il sit-in di protesta davanti alla questura del capoluogo ligure. Berti fu rincorso e fermato dagli agenti che gli ruppero la macchina fotografica e lo caricarono in macchina, destinazione il carcere provvisorio di Bolzaneto. Durante il tragitto fu insultato e minacciato. Oggi il giudice gli ha riconosciuto una provvisionale di 7.000 euro. Nel verbale di arresto veniva accusato insieme ad altri cinque ragazzi di aver lanciato pietre e bottiglie contro la polizia, ma un filmato agli atti dell’inchiesta dimostrò che, se si eccettua una bottiglia di plastica, nessun oggetto fu scagliato verso gli agenti.
Soddisfatto l’avvocato Raffaele Miraglia, legale di Berti: «Anche se a distanza di sette anni e mezzo finalmente è stata fatta giustizia ed è importante che il giudice abbia condannato gli imputati non solo per l’arresto illegale, ma anche per le minacce e le ingiurie nei confronti dei ragazzi ingiustamente fermati».

LA CRONACA DELL’ULTIMA UDIENZA
E’ attesa per stasera la sentenza nei confronti dell’ec vice capo della Digos di Genova, Alessandro Perugini e di altri quattro agenti, accusati di arresti illegali ai tempi del G8 di Genova. Oltre all’ accusa di arresto illegale tutti concorrono anche nei reati di falso e calunnia. In mattinata sono previste le arringhe difensive mentre nel primo pomeriggio il pm Francesco Cardona Albini effettuerà una breve controreplica. Nella sua requisitoria ilpm aveva chiesto condanne superiori ai due anni. La vicenda è quella dell’arresto e delle botte a un ragazzo all’epoca minorenne, fermato vicino alla Questura e preso a calci da Perugini, vicenda

Il tribunale, presieduto da Renato De Lucchi emetterà la sentenza in serata. Alessandro Perugini «pagherà per sempre la foto in cui lo si vede dare un calcio a Marco Mattana». Lo ha detto uno dei suoi difensori, l’avvocato Pendini, durante l’arringa conclusasi nella tarda mattinata davanti al Tribunale di Genova. La foto a cui si riferisce Pendini è quella scattata il 21 luglio 2001, davanti alla Questura, quando Perugini sferrò un calcio in faccia ad uno dei manifestanti, Marco Mattana appunto.
Il reato di lesioni è però uscito da questo processo perché Perugini ha offerto un risarcimento a Mattana che l’ha ritenuto congruo e quindi ha rimesso querela. Ma sono rimaste le altre parti offese e i reati perseguibili